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Ernesto Bonaiuti (1881-1956)

 

Quando penso a Giordano Bruno Guerri provo il sentimento dell’amore. Mi sono invaghito di lui da giovane leggendo Povera santa, povero assassino. Poi a peggiorare le cose un lavoro sublime, sia audio che scritto, su Vincent van Gogh. Meno noto, credo, un suo saggio su una figura veramente incantevole, un prete: Ernesto Bonaiuti.

Mai sentito?

Vuol dire che la Chiesa ha lavorato bene, stante l’esplicito proposito (della Chiesa) di farlo dimenticare, di cancellarlo.

Ma che ha fatto ‘sto poraccio?

In effetti qualcosa di storto l'ha fatta. Per esempio:

 

- Rifiutò di giurare fedeltà al regime fascista e perse, di conseguenza, la cattedra (rifiutò di prestare il giuramento solo un'altra decina di docenti su 1200).

 

- Si fece amare dai suoi studenti, anche dopo l'allontanamento dalle università.

 

- Scrisse.

Tra virgolette, lui, il resto Guerri:

 

“…La sessualità umana è una forza strapotente” cui tutti soggiacciono e “solo Dio sa misurare, con le sue inafferrabili bilance, la imputabilità o meno del nostro rapporto carnale”.

 

Credeva in Dio, Buonaiuti? Se non credeva alla divinità di Cristo – e non vi credeva - non poteva credere al Dio dell’Antico Testamento. La fede per lui non è l’adesione a qualche verità rivelata, l’appartenenza a una chiesa o l’accettazione di un sistema speculativo: “Fede è essenzialmente e inequivocabilmente un trasalire dello Spirito al cospetto del mistero affascinante e tremendo che avvolge le forme e le finalità della vita universa”.

(Giordano Bruno Guerri, Eretico e Profeta: Ernesto Buonaiuti, un prete contro la chiesa, Milano, Mondadori, 2001)

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